Diario di un'Odissea, parte 2 di 2

Di Marco Berardi

Qui la Prima parte

Correva l'anno 2014, addì 13 Giugno...

...da Via Vinicio Cortese a Via degli Scipioni, altezza fermata metro Ottaviano.
Il viaggio si preannuncia facile facile, linea 700 fino a EUR Fermi, metro B fino a Termini e Metro A fino a Ottaviano.

Si parte... è una parola! Dopo circa 40 minuti il 700 ancora non si vede. Da cellulare consulto gli orari. Niente da fare, tutti i link portano ad una pagina morta.

Non rimane che chiamare ATAC e chiedere al servizio viaggiatori. Rispondono subito, sono cortesi, comunico il riferimento della palina ma non possono aiutarmi, la zona non è coperta. Ringrazio e aspetto.

Non passa molto tempo, tutto sommato mi è andata bene. Salgo e accidenti, cosa succede? L'interno dell'autobus è devastato. I sedili sono sporchi al limite dell'indecenza (non della decenza, prego!), sono strappati e coperti da grosse macchie, sembra olio misto a vernice di colore indefinibile. 


L'ultima fila è inesistente, rimangono solo le spalliere, è tutto rotto e buttato a terra. Le pareti mostrano chiari segni di incendio e uno scarafaggio, ricorda la blattella germanica, attraversa il pavimento. 


Al mio vicino chiedo se se abitualmente sale sul 700 e se la cosa lo disturba. La risposta è da manuale: "sì ma oggi ci è andata bene. Vedessi come viaggiamo di solito". Non mi resta che scattare qualche foto che subito allego a questo post. Lo scarafaggio non ho fatto in tempo ad immortalarlo ma a quel punto ero così preoccupato che non vedevo l'ora di scendere.

Arrivo ad EUR Fermi e finalmente, povero illuso che sono!, credo di aver visto tutto. Salgo in metro e un caldo soffocante quasi mi spinge fuori dalla porta. Ormai non ho più difese, mi arrendo, fate di me quello che volete!

Lungo il percorso la carrozza si riempie, i bambini iniziano a piangere, i genitori sono disperati. Una

ragazza sorride e con il proprio corpo, molto piacevole devo dire ma questa è un'altra storia, gli fa spazio per rendergli il viaggio più confortevole. Nessuno si lamenta, percepisco un senso di rassegnazione, tutto molto triste.

A Termini scendo e cerco subito una corrente d'aria. Sono molto accaldato e devo riprendermi. Devo ancora affrontare l'ultimo tratto sulla metro A.

Termino qui. Non rimane molto da dire. I fatti sono chiari e le foto autoesplicative.

Auguri povera Italia, di dolore ostello, ecc. ecc

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