Il bus 63 in fiamme al Tritone: due anni d’allarmi caduti nel vuoto


flambus tritone

Il pm dispone una nuova consulenza sul mezzo che è andato a fuoco. «A bordo si era già verificato un principio di incendio». Al momento l’inchiesta ipotizza l’incendio colposo ma se si dovessero accertare negligenze e omissioni le contestazioni potrebbero cambiare


Prese fuoco la mattina dell’ 8 maggio 2018 ma erano fiamme annunciate dal 2016, quando il bus più rodato di Roma risultava inserito nella lista di veicoli a rischio con «un lungo elenco di componenti da sostituire urgentemente» e oltre 624mila chilometri sulle spalle. 

La storia del 63 esploso in via del Tritone, fra monumenti e sedi istituzionali, è differente da quella del 30 arso il 2 febbraio in Prati, del 313 bruciato il 6 marzo in via Prenestina o del 409 finito in cenere al Portonaccio il 13 aprile e, insomma, di tutti gli altri mezzi persi nei falò Atac dell’ultimo anno. 

Perché le fiamme del 63 sono state precedute da precise segnalazioni. 

Così secondo il consulente Rodolfo Fugger «il mezzo in esame (il 63 appunto, ndr) nelle settimane/mesi precedenti aveva manifestato frequenti perdite d’olio da vari gruppi meccanici, nell’arco di due anni aveva subito la sostituzione del motorino di avviamento e circa un anno e mezzo prima dell’incendio si era già verificato un principio di incendio nel mezzo a causa di guasti agli alternatori».

In altre Capitali quel bus sarebbe stato avviato alla rottamazione, a Roma, invece, viaggiava ancora con il suo carico di passeggeri. É questo il motivo per cui il pm Mario Dovinola ha deciso di non archiviare l’inchiesta (come per gli altri mezzi flambé) e di procedere a una nuova consulenza sui guai meccanici del 63: perché una vettura ormai vecchia e con una serie di problemi non era stata sottoposta a seria manutenzione? 

Perché quei componenti da sostituire con urgenza erano ancora al loro posto? Al momento l’inchiesta ipotizza l’incendio colposo ma se la nuova consulenza dovesse accertare negligenze e omissioni le contestazioni potrebbero cambiare. 

É ragionevole pensare che il magistrato acquisisca la testimonianza di Pietro Onori, l’autista che, fatti scendere i passeggeri e imbracciato l’estintore, evitò il peggio. Che senta Giorgia Sonnino la commessa del negozio di via del Tritone ferita al braccio e al viso. Che ascolti i dipendenti della security della Rinascente presenti al rogo.

Intanto la consulenza depositata in Procura contiene alcune considerazioni generali — utili anche ad Atac — sulla causa dei sempre più frequenti incendi. 

«Rispetto ai veicoli del passato — scrive Fugger — la necessità di massimizzare lo spazio a disposizione dei passeggeri ha comportato una riduzione dello spazio del vano motore, con il risultato che i circuiti elettrici, gli impianti del carburante e le componenti in plastica e gomma risultano sovente in posizione molto ravvicinata a parti molto calde o alle parti in movimento».

Da Corriere della Sera


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