Concordato Atac: parere favorevole della procura

La procura di Roma ha dato parere favorevole sul concordato di Atac, perché questo «scenario rappresenta meno criticità» rispetto ad un fallimento o ad una amministrazione straordinaria. 



[ La Stampa ] Promosso dunque, anche se con perplessità, dal procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli e dai pm Giorgio Orano e Stefano Rocco Fava. 

Atac è l’azienda dei trasporti capitolina, famosa per essere tra le più grandi d’Europa, sulla quale però grava un debito da 1,4 miliardi di euro che rischia di affossare nel giro di pochissimo la Capitale. 

Secondo i pm, dunque, un ipotetico fallimento dell’azienda, che conta 11 mila e 700 dipendenti, rappresenterebbe lo scenario peggiore per questo la continuità aziendale è da preferire ad una ipotetica amministrazione controllata. 

Resta da valutare nel dettaglio la solidità del piano presentato dall’azienda, che prevede l’aumento degli introiti tramite la crescita del parco autobus e la vendita di uno stock di immobili ed ex depositi aziendali. 

Le «criticità» superate, e il problema dell’appetibilità dei beni di proprietà.

La nuova proposta di Atac oggi non pone più «problemi di legalità», anche se permangono comunque incertezze sulle «garanzie sulla fattibilità del piano». 

In particolare i pm romani rilevano che i valori di stima dei beni di Atac sono stati «calcolati in maniera approssimativa». «La attestazione rivela tutta la sua carenza laddove recepisce i valori indicati senza alcuna ulteriore verifica degli stessi ne annotazioni critiche limitandosi a scegliere il dato del valore degli immobili nel loro stato attuale». 

In pratica in base a tali stime non è possibile valutare se i beni debbono essere considerati «non più strumentali all’attività economica in cui erano inseriti» e se possono «realmente essere appetibili ad un ipotetico acquirente». 

L’idea di Atac di ripianare in parte il suo passivo alienando beni di proprietà appare dunque praticabile, ma non sicura. 


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