Roma-Giardinetti, treno in fiamme - ma è una falsa notizia

L'agenzia di Stampa, priva di fondamento, riportata dal Corriere della Sera: "L’episodio lunedì scorso in prossimità di ponte Casilino. Il convoglio ha preso fuoco e il personale ha evitato la tragedia. Ma il fatto sottolinea la questione sicurezza sulla linea che collega periferie e centro: treni datati anni ‘30 e diktat dell’Ustif mancato da Atac"



Dalla pagina Facebook di Pietro Calabrese
Mentre siamo in commissione arriva una agenzia di stampa che riporta la notizia di un treno della Termini Centocelle in fiamme. Atac, presente in commissione, afferma essere assolutamente falso.
Da Corriere della Sera

Matricola: 425. Segni particolari: nato negli anni trenta. Condizioni: da rottamare. Sono i connotati del treno Roma-Giardinetti che lunedì alle 15,30 ha preso fuoco all’altezza di ponte Casilino, tratto pericoloso perché i binari si sovrappongono in una strettoia tra due muri.
 
La fine del topo, insomma. Così, quando il macchinista ha visto dagli specchietti retrovisori uscire del fumo dal vano motore, è sceso al volo con l’estintore per strozzare l’incendio che cominciava a divampare. Solo pochi minuti più tardi è riuscito a chiamare il soccorso, un altro locomotore che ha rimorchiato il treno incendiato nel deposito di Centocelle.
 
Ma di fatto si può parlare di una tragedia stavolta solo sfiorata grazie all’abilità del macchinista. «Questi sono i macchinisti romani», dice Alessandro Neri di Fast-Confsal. «Se l’azienda non cura la sicurezza non ce la possiamo prendere con i lavoratori. Chiediamo un tavolo sulla sicurezza: così non si può andare avanti».

Anche perché ormai i problemi sulla linea sono arcinoti: sono quotidiane le segnalazioni sui trenini targati Cartagine che ogni giorno collegano le periferie romane con il centro cittadino trasportando centomila viaggiatori al giorno (che in un anno fa 35 milioni!).

 
Venerdì scorso un altro macchinista era stato sospeso tre giorni da Atac perché si era rifiutato di entrare nella cabina di un treno analogo sulla stessa linea. Motivi del cartellino rosso? Non voleva lavorare in condizioni disumane e rischiose.
 
Perché il caldo è infernale, le cabine d’acciaio sono state studiate per un macchinista ma, da dopo la tragedia dello scorso anno in Puglia, sono occupate da due agenti su diktat dell’Ustif. E il rischio è enorme, oltre all’età art decò delle vetture basta pensare l’apertura della cabina è solo verso l’interno: difficilissimo scappare in caso di emergenza. Atac si era impegnata in prefettura a rimettere in sicurezza i treni entro lo scorso primo giugno. Ma niente è cambiato.

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