Da Metro
Passione e competenza. Curiosità e attenzione storica. Se il trasporto pubblico locale scorre nelle vene c’è poco da fare. I risultati si vedono. O per lo meno si intuiscono sin da quando il tram 907 “otto finestrini” classe 1927, acquistato da Atac nel 1928, avanza lentamente sulle rotaie di piazza di Porta Maggiore in una domenica di sole. Per fermarsi, con la livrea verde scuro tirata a lucido, davanti a un folto gruppo di appassionati in trepida attesa.
“La storia è un valore non quantificabile – spiega Lucio, 56 anni, dipendente della Polizia di Stato mentre prende posto sul sedile dell’ultima fila – e chi amministra le città dovrebbe dargli sempre il peso che merita. Io per passione faccio anche il modellista di treni e un pezzo come il 907 lo considero davvero unico”. E in effetti il tram, acquistato dal Graf nel 1979 per sottrarlo alla demolizione, è un esempio di ingegneria meccanica e design dei primi anni del secolo perfettamente funzionante.
Interni in legno di rovere, 16 posti a sedere, porte interne scorrevoli, cancelletti di ferro ai quattro ingressi. Il 907 è stato restaurato nelle strutture esterne così come nelle parti elettromeccaniche e perfino adeguato alle normative di sicurezza. “L’idea è quella di rivalutare il trasporto in modo diverso – spiega Carlo Tortorelli, ingegnere del trasporto e anima del Graf – Vogliamo proseguire in questa attività di tutela dei vecchi mezzi abbandonati anche perché poi possono diventare anche un attrattore turistico. La stessa cosa, infatti ci piacerebbe fare con i treni della metropolitana, i vecchi MR che erano in servizio da Termini all’Eur. E anche con quelli della ferrovia Roma-Civitacastellana-Viterbo, I TSRL del 1932, per i quali c’è già un bando di demolizione”.
E forse il segreto del futuro è tutto lì; nel ripercorrere il passato
0 Commenti