A spasso per Roma... in autobus: La Casina delle Civette



Passeggiando per Villa Torlonia ci si imbatte in una fiaba dentro Roma, questo non è un monumento del tipo classico. Siete pronti a visitarlo su web, prima di andarci di persona, allora allaccia le cinture, apri gli occhi e comincia a sognare.



Da La Stampa

Come arrivare
Da Termini: Metro B per 3 fermate, fino ala stazione Bologna, da li 650 metri a piedi e sei arrivato
C’è la Roma dei grandi musei, delle belle chiese, dei monumenti e degli scorci mozzafiato ma c’è anche un altro volto della città, quello meno raccontato dalle guide turistiche e non per questo meno di rilievo. 

Foto di ViolaXenia
Chi ama mettersi alla ricerca di location insolite che hanno una storia da raccontare, curiosando nel quartiere Nomentano si scorge Villa Torlonia, uno dei polmoni verdi della capitale: c’è chi la conosce per essere una dimensione magica in cui rifugiarsi per isolarsi dal traffico metropolitano e chi, invece, per essere una sorta di palestra en plein air là dove praticare jogging etc. ma, al suo interno, nascosto tra il verde, si cela un singolare edificio che ha del fiabesco: la Casina delle Civette.


Il nome curioso dice molto di questa residenza che, alla sola vista, desta la meraviglia del passante in quanto, come l’ha definita Eraldo Pistoni nel dattiloscritto di “Villa Torlonia e Mussolini“, risulta essere “un’armonica confusione”.

Ebbene sì, la sua architettura altro non è che lo specchio del gusto eclettico di un esponente della nobiltà romana, parliamo del principe Giovanni Torlonia che, nel 1840, affidò a Giuseppe Jappelli, noto architetto paesaggista veneto, la realizzazione di quello che era il luogo di evasione del principe rispetto all’ufficialità della residenza principale, una dimora che, per quell’aspetto rustico che molto ricordava un rifugio alpino assunse l’appellativo di “Capanna Svizzera”.


Foto di RobWaldganger
Gli anni passano e la villa, nel 1908, venne sottoposta a ristrutturazione per opera dall’architetto Enrico Gennari che ne fece un “Villaggio Medioevale” , ovvero una raffinata residenza caratterizzata da porticati, torrette, mosaici pavimentali, loggette con decorazioni a maioliche e, soprattutto, a spiccare sono quelle vetrate realizzate con pregiati vetri policromi legati a piombo che decorano porte e finestre con uccelli, farfalle e civette prodotte su disegno di un gruppo di artisti come Duilio Cambellotti e ancora Paolo Paschetto,
Foto di rosaschiavello
Umberto Botazzi e Vittorio Grassi chiamati in causa da Giovanni Torlonia Junior, nipote di Alessandro, desideroso di trasformare la dimora in un villino residenziale tutto ispirato al Liberty.


Mosso dall’amore per l’esoterismo, il padrone di casa, tra decorazioni e mobilio, fece dell’animale notturno una presenza costante, quasi ossessiva, a tal punto che la dimora prese il nome di Casina delle Civette.


Foto di ValEstCrosetto
Sebbene dopo la morte di Giovanni Torlonia, avvenuta nel 1939, e con l’occupazione delle truppe anglo-americane la Casina attraversò una fase di totale abbandono e degrado, nel 1978, a seguito dell’acquisto da parte del comune di Roma, la struttura venne sottoposta a un lungo e accurato restauro che restituì alla città un angolo di magia dove sognare a occhi aperti.

Foto di FilGius
Fu così che da dimora privata la villa divenne il Museo della Casina delle Civette al fine di permettere a tutti, adulti e bambini, di curiosare nella vita del principe Torlonia entrando in quelle stanze da lui vissute e decorate con il tema ricorrente delle civette: quello che gli occhi vedono è la risposta a tutte le domande che la mente si pone una volta varcato l’ingresso.

Accanto al Museo, inoltre, si trova la Biblioteca di Arti Applicate, uno spazio dove perdersi tra i circa 1400 volumi ospitati e ampliare i propri orizzonti conoscendo i segreti e le tecniche per realizzare mosaici e pitture sul vetro.





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