Approfittando di questi giorni di relativa tranquillità, c’è il modo di assistere a scene divertenti come questa, il tempo di registrarla nella mente e, se poi aggiungiamo la maestria di scrivere di Angela, abbiamo un racconto che potremmo intitolare: Il pischello contro Ivan Drago. Buona lettura.
Ieri mattina, alla fermata di Acilia, salgono sul trenino quattro o cinque ragazzi, età 15/16 anni, carini, faccia pulita; restano in piedi davanti alle porte, aggrappati al palo centrale, e cominciano a cazzeggiare.
Uno si attacca tipo bandiera per far vedere gli addominali, l'altro mima una lapdancer, un altro ancora fa il solletico agli amici mentre si esibiscono. Cosette da ragazzi, innocue.
Il più magrolino, nel tentativo di non cadere, fa una giravolta completa su se stesso e, a braccia spalancate, tira un manrovescio a nocche piene in faccia a una specie di Ivan Drago enorme, tatuatissimo e sonnecchiante, fino a quel momento placidamente seduto sul sedile più vicino.
Una pezza violentissima in pieno sonno e in accelerazione.
In un attimo la carrozza si gela: l'armadio a sei ante si alza in piedi e sovrasta minaccioso il povero ragazzino, che nel frattempo è impallidito e si profonde in una teoria balbettante di scuse fino alla settima generazione.
I suoi amici prima scappano verso il fondo della carrozza, poi in un rigurgito di solidarietà si avvicinano e lo portano via.
La fidanzata di Ivan Drago, seduta accanto, si rivolge a lui in russo e lo rimette a sedere. Ivan, giustamente incazzato e confuso, prima bofonchia qualcosa e poi si rimette a pisolare.
Io, che nel frattempo mi sono goduta tutta la scena seduta di fronte all'armadio, sono ormai paonazza per lo sforzo di non scoppiare a ridere convulsamente in faccia a Ivan Drago.
Ché a quel punto, la pizza sul muso me la beccavo pure io, sicuro.
E poi avrei sfoggiato il sorriso di Provolino per il resto della vita.
0 Commenti