Sciopero |
A cosa servono gli scioperi? A un cazzo! - Tranquilli non lo
dico io, ma eminenti sindacalisti della Fit Cisl – “Lo scorso anno quelli
proclamati nel trasporto pubblico locale sono stati 397” e “Tutti insieme,
fanno «un’arma spuntata” perché se ci si pensa bene chi va a colpire? “Ogni
volta che scioperiamo nel trasporto pubblico, ci rimettono i lavoratori, che
perdono lo stipendio, e i cittadini, che non possono usare i mezzi. Mentre le
aziende guadagnano tre volte: risparmiano sui salari e sul gasolio per gli
autobus che non escono, e in moltissimi casi prendono lo stesso i contributi
pubblici”.
Questo spiega l’atteggiamento del Datore di Lavoro, nel
nostro caso Atac o meglio il Comune di Roma, che se ne frega completamente, sia
ora che con Marino c’è uno sciopero ogni tre/quattro mesi, che soprattutto prima
che con Alemanno ce ne era uno ogni tre settimane ed il Contratto Collettivo è
scaduto nel 2007, anche se non si sciopera esclusivamente per quello. Di solito
l’impressione è che si scioperi per esistere, per avere un ruolo nella società,
al tavolo delle trattative…
Bene così, ci sono voluti circa 30 anni, ma alla fine ce l’abbiamo
fatta. Gli scioperi hanno senso solo nelle fabbriche (e forse ormai neppure
la). Nell’articolo che segue c’è qualche suggerimento
interessante.
Articolo dell'Espresso - Sciopero |
Contrordine, tranvieri. Scioperare non paga. Parola di
sindacato, o almeno di una sua parte: la Cisl dei trasporti, che lancia una
campagna per lo “sciopero intelligente”. Con un contratto di categoria scaduto
già dal 2007, tredici scioperi nazionali effettuati e altri grandi e piccoli
proclamati al ritmo di uno al giorno, arriva la presa d’atto: «Lo sciopero dei
mezzi è su un binario morto», come recita uno degli slogan della campagna, che
propone di far sì che le agitazioni di autisti e macchinisti non danneggino
troppo i diritti degli utenti. Ma come? Rimborsando loro il biglietto (o una
parte dell’abbonamento) quando sono costretti a viaggiare pigiati come sardine
sui mezzi che girano nelle fasce protette, quando c’è sciopero nazionale. E
facendo in modo che le agitazioni colpiscano anche i conti delle aziende locali
di trasporto pubblico.
Nessuno sciopero a
rovescio, né proteste virtuali o creative: soltanto mezzi fermi e pendolari
(parzialmente) rimborsati. Basterà, per cambiare quello che la stessa
Commissione di garanzia ha definito ormai come «uno sterile rituale, privo di
effetti concreti»? Per Tiziano Treu «è un passo avanti, ma si può pensare a
qualcosa di più radicale e coraggioso». Se il combattivo Maurizio Landini,
dalla tolda dei metalmeccanici Fiom, sente il bisogno di allargare e cambiare
le forme della protesta, per conquistare disoccupati e precari, e propone
giornate nelle quali si lavora per scopi di utilità sociale , dalla frantumata
rappresentanza di tranvieri e autisti non si arriva a tanto. Ma emerge una
certezza: lo sciopero, così come l’abbiamo conosciuto e fatto, è diventato
inutile.
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