#Atac verso la privatizzazione?

#RassegnatiStampa - Ennesima puntata della telenovela Atac – Si affaccia lo spettro della privatizzazione ed inizia il fuoco di sbarramento della politica romana - Corrono voci che già vedono la metro in mano alle Ferrovie di Moretti (rabbrividisco al solo pensiero, per informazioni citofonare Trenord) – Di seguito il circo delle dichiarazioni – Mi raccomando leggere con cautela e soprattutto non dimenticare…



LAVORIAMO CON TRASPORTO


Atac, Valeriani (Pd): No alla privatizzazione. Serve impegno per rilancio Tpl

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“A Roma il sistema del trasporto pubblico locale è già aperto agli operatori privati che gestiscono gran parte delle linee bus periferiche per un totale di diversi milioni di chilometri di servizio ogni anno. La sfida per il risanamento e il rilancio di un settore strategico e fondamentale per la qualità della vita di milioni di persone non può passare attraverso un processo di privatizzazione delle aziende”. Lo afferma in una nota Massimiliano Valeriani, vicepresidente Pd del Consiglio regionale del Lazio. 

“Serve invece un serio impegno condiviso da istituzioni, organizzazioni sindacali e lavoratori – prosegue - con l’obiettivo di promuovere e sostenere un programma di riorganizzazione ed efficientamento del trasporto pubblico, teso a garantire ai cittadini il pieno diritto alla mobilità. 

“È per questo che non si può affrontare e risolvere i problemi di un settore puntando a privatizzarlo – conclude Valeriani - il trasporto ha una forte valenza sociale che imporrebbe il mantenimento di un ruolo e una gestione pubblica”.


Roma: Pedetti (Pd) presenta mozione sul rilancio e la gestione di Atac

(FERPRESS) – Roma, 2 OTT – È stata presentata dal consigliere PD Pierpaolo Pedetti, membro della commissione mobilità di Roma Capitale, la mozione riguardante indirizzi sul rilancio e la gestione dell’azienda di trasporto pubblico locale Atac.


Roma, 01 ott - "A Roma il sistema del trasporto pubblico locale è già aperto
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agli operatori privati, che gestiscono gran parte delle linee bus periferiche per un totale di diversi milioni di km di servizio ogni anno". 

"La sfida per il risanamento e il rilancio di un settore strategico e fondamentale per la qualità della vita di milioni di persone non puo' passare attraverso un processo di privatizzazione delle aziende. Serve invece un serio impegno condiviso da istituzioni, organizzazioni sindacali e lavoratori con l'obiettivo di promuovere e sostenere un programma di riorganizzazione ed efficientamento del trasporto pubblico per garantire ai cittadini il pieno diritto alla mobilità”. 

“Non si può affrontare e risolvere i problemi di un settore puntando a privatizzarlo: il trasporto ha una forte valenza sociale che imporebbe il mantenimento di un ruolo e una gestione pubblica". E' quanto dichiara in una nota Massimiliano Valeriani, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio.


«Il Riassetto Atac deciso dal nuovo ad che ha voluto intorno a sé tutti nomi vecchi e noti ai più, non convince. 

A cominciare da Pietro Spirito, ora direttore centrale operazioni, Roberto Cinquegrani al Commerciale e Marketing, alla Divisione superficie Giuseppe Alfonso Cassino, Antonio Abbate agli Affari Legali. 

E, poi il grande rientro di Vincenzo Saccà (Relazioni istituzionali), Vincenzo Pesce (Amministrazione e finanza) e Giovan Battista Nicastro (Metro-ferro). Al Personale, troviamo Giuseppe Depaoli, ex Alitalia, assunto in Atac senza passare da concorso pubblico e ciliegina, un piccola promozione anche a Patrizio Cristofari, genero dell’ad Adalberto Bertucci e seguito anche da Gianluca Ponzio, conosciuto per i suoi trascorsi. Insomma nei posti chiave sono tornati quasi tutti gli uomini entrati in azienda ai tempi del vecchio ad Maurizio Basile, ex capo di gabinetto col centrodestra. In breve più che una nuova Atac sembra una sorta di restaurazione. 

Alla luce di un quadro così enigmatico rientra funesto anche lo spettro della privatizzazione». Lo dichiarano, in una nota congiunta, i consiglieri SEL di Roma Capitale, Gemma Azuni e Gianluca Peciola. 

«Ãˆ chiaro che non staremo a guardare inermi – prosegue il comunicato – e non permetteremo che l’azienda di trasporto di Roma Capitale, contrassegnata in questi anni da una cattiva gestione, venga privatizzata con conseguenze negative per il servizio, per gli utenti e per i lavoratori. 

Mezzi usati
Inoltre è opportuno ricordare che La Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, fra cui quelli di gestione dei servizi idrici, prevista dalla seconda manovra correttiva 2011 del governo di Silvio Berlusconi, il decreto legge 138/2011. Secondo quanto si legge nel dispositivo depositato, la Consulta ha dichiarato il 17 luglio ‘l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 del decreto-legge 13 agosto 2011′e le successive modifiche, vale a dire anche l’articolo 53 del decreto Cresci-Italià del Governo Monti (d.l. 83/2012), bocciando sostanzialmente la vendita forzosa delle società pubbliche di servizi. 

Dovere di questa amministrazione è quindi quello di risanare e rendere efficiente l’Atac con tutti i servizi e l’ indotto che vi è intorno, poiché essa è sinonimo di prestigio e una potenza inesauribile per il futuro della Capitale. È questa la battaglia che bisogna intraprendere non ne esiste altra! ».


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Roma, 01 ott - Sciagurata è qualsiasi idea o proposta di privatizzazione di Atac. Il rilancio di Atac e del trasporto pubblico locale deve passare necessariamente attraverso un piano strategico di sviluppo che coniughi efficienza e competenza con quantità e migliore qualità del servizio pubblico.

Per questo, per un servizio di trasporto pubblico a misura di cittadino, occorre imprimere un cambio di passo deciso e immediatamente percepibile dall’utenza, cioè dai tanti cittadini romani che lo utilizzano quotidianamente. Il nuovo management aziendale ha questo obiettivo e su questo sarà monitorato e valutato con rigore e severità dall’amministrazione capitolina. 

Lo afferma in una nota il capogruppo della Lista Civica Marino, Luca Giansanti.

Da: ilvelino

Atac, Marroni (Pd): no a privatizzazione “Rilanciare azienda attraverso risorse statali”

“Il Partito democratico è stato ed è contrario alla privatizzazione di Atac, azienda strategica per il trasporto romano. Non c’è, infatti, nessuna grande capitale europea che non preveda un intervento diretto sul trasporto pubblico locale. Inoltre le ipotesi apparse sui giornali, se vere, assomigliano troppo ai piani poco chiari già pensati dagli uomini di Alemanno per depauperare un grande patrimonio della città e sventati dal centrosinistra. Il Sindaco Marino ha giustamente chiesto un sostegno alla Capitale d’Italia da parte del Governo Letta, ed in Parlamento c’è il nostro impegno per salvare Roma dal default e per garantire tra l’altro il trasferimento delle somme dovute all’amministrazione capitolina proprio per il trasporto pubblico”. Così in una nota il deputato Pd Umberto Marroni. “Per questo chiediamo che il Mef e di conseguenza la Regione Lazio eroghino subito i fondi per Roma, visto che non sussiste nessun vincolo legislativo cogente tra i piani sanitari delle regioni e le risorse per il tpl. Oggi una delle priorità dell’amministrazione capitolina deve essere quelle di rilanciare Atac, migliorare il servizio di Tpl per i cittadini romani e salvaguardare i livelli occupazionali, anche attraverso l’utilizzo delle norme previste dal Decreto del Fare”.


Atac, lo spettro della privatizzazione

Futuro della società in bilico in attesa dello sblocco di nuovi fondi

Mezzi
La paura corre sul filo (metaforico) in Atac. Apparentemente le apprensioni più angosciose riguardano il futuro dell'azienda e soprattutto il rischio della privatizzazione. Così corrono voci (antiche) che già vedono la metro in mano alle Ferrovie di Moretti. Altre che temono lo spezzatino dell'azienda dove i bocconi migliori possano finire sulle tavole dei privati e tante altre voci che si rincorrono nonostante le rassicurazioni bonarie dell'assessore Improta.

Che il nemico fosse alle porte lo avevano paventato i sindacati, in primis la Cgil a maggio, con un fuoco di sbarramento ben prima che il nuovo AD Broggi da Milano occupasse la poltrona lasciata libera da Diacetti che a metà del luglio scorso aveva lasciato mestamente l'incarico con il quale Alemanno l'aveva miracolato. Lui proveniente da Risorse per Roma, dopo che il sindaco aveva sfiduciato Tosti nell'estate dello scorso anno per contrasti sul piano industriale e per una idea di governance non apprezzata a destra.

Poi la botta è arrivata giorni fa quando il direttore generale Cassano è stato dimissionato da Broggi che sta rimaneggiando il management recuperando dirigenti che erano stati nella manica di un'altro ad. Quel Maurizio Basile, già capo di gabinetto di Alemanno , succeduto nell'ottobre del 2010 a Bertucci dopo lo scandalo di parentopoli che gli era costata la poltrona conto terzi (leggasi Alemanno). Ma è quando il Broggi da Milano fa fuori Cassano che alti lamenti si levano dalle prefiche del Pd che accusano Ignazio Marino di essersi mosso con scarsa condivisione e lamentano il ritorno in Atac di molti dirigenti che furono con Basile.

Dov'è il rinnovamento? Si chiedono scandalizzati. Guardandosi bene dal ricordare che la nomina di Cassano e Tosti avvenne nell'aprile 2011 dopo una lunga trattativa fra il sindaco e il Pd secondo consolidate logiche consociative. Una soluzione che tutto il partito, dal suo ex segretario cittadino Miccoli all'allora capo gruppo Marroni, non esitarono a definire salvifica per il futuro dell'azienda, sottoponendosi ad un estenuante ciclo di incontri con i lavoratori. Ma Ignazio, si sa, non è certo uomo delle decisioni collegiali e aborre il consociativismo. Così a luglio scorso il duo Marino/Improta spariglia le carte e arriva il Broggi da Milano che, contrariamente all'assessore, di trasporti non se ne intende gran che, ma di finanza tanto. A lui la mission impossible di rimettere in piedi Atac. Che male c'è se recupera qualche dirigente e forse pezzi del piano industriale di Basile? In fondo l'ex capo di gabinetto di Alemanno, ma anche vicino a Veltroni che lo nominò AD di Aeroporti di Roma, aveva le idee chiare. Osò, ad esempio, proporre l'aumento delle tariffe che poi Tosti attuò.

Mezzi
Dopo parentopoli, si era messo in mente di tagliare gli organici amministrativi gonfiati a dismisura. Voleva verificare la produttività di autisti e operai e quindi la convenienza delle linee. Per non parlare del reinserimento di bigliettai e controllori per riassorbire qualche esubero . Poi toccava riportare all'interno dell'azienda le attività di manutenzione ed officina polverizzate negli appalti esterni. Per non parlare del controllo sulle milionarie forniture ad Atac. Ma la madre di tutte le leve finanziarie doveva essere la vendita delle strutture immobiliari di Atac dismesse. Come fu successivamente deliberato da Comune nel giugno 2011 senza che ad oggi si sia ancora venduto un mattone. Il successivo piano Tosti/Cassano, va detto per correttezza, non era molto differente, ma più morbido per quanto riguarda i tagli e l'aumento della produttività, solo che Tosti si trovò ad affrontare un braccio di ferro con l'allora assessore Aurigemma che in quel momento rappresentava (con Laboratorio Roma) la chiave di volta in Consiglio per tenere in piedi Alemanno sino alle elezioni.

Oggi Atac attende una boccata di ossigeno dai circa 200 milioni della Regione immobilizzati per pagare il debito sanitario e che solo il Governo può sbloccare. Ma anche fosse, si sa che non saranno risolutivi per risanare l'azienda. Lo sanno i sindacati, lo sa la sinistra, lo sanno tutti, ma il solo evocare qualche forma di privatizzazione fa venire l'orticaria. Allora tanto vale attendere i tagli di Broggi. Poi magari una pezza potrebbe mettercela il governo Si (ripetiamo) ma quale?


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